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I sostegni provinciali non sono integrativi della misura nazionale. La Giunta si è mossa male e in ritardo. Cgil Cisl Uil: l’Esecutivo è attento a discriminare ma è incapace di tutelare davvero le famiglie che vivono in Trentino

 



Dal 1° luglio sarà possibile chiedere il nuovo assegno universale per le famiglie. La misura, varata dal Governo nazionale venerdì, rischia di lasciare l’amaro in bocca a molti trentini e, indirettamente, a gravare sulle finanze della Provincia. L’assegno ponte, che da qui alla fine dell’anno riguarderà solo i nuclei con figli che non hanno diritto agli assegni familiari (disoccupati e lavoratori autonomi in particolare) e con un Isee fino a 50mila euro, è compatibile ma non complementare con i sostegni provinciali. Lo conferma la lettura del decreto legge pubblicato in Gazzetta ufficiale giusto ieri sera.
In buona sostanza, dunque, tra le 3 e le 5mila famiglie di lavoratori autonomi e disoccupati che in Trentino beneficiano già oggi dell’assegno unico provinciale, riceveranno sì il nuovo sostegno statale alle famiglie con figli ma in misura sicuramente ridotta, a parità di condizione economica, rispetto alle altre famiglie italiane. Questo solo perché le provvidenze di Piazza Dante non sono considerate integrative della misura statale e dunque influiscono in termini di reddito sul calcolo dell’Isee, facendo aumentare l’indicatore della condizione economica e quindi riducendo il corrispettivo percepito dalle famiglie trentine. Una beffa per un territorio che da anni investe sulle politiche per la famiglia.
“Altro che pregiudizi verso il Governo provinciale - tuonano i tre segretari di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Ogni giorno che passa l’inadeguatezza della Giunta Fugatti nel gestire queste partite diventa sempre più palese. Da più di un anno chiediamo all’assessora alle Politiche sociali e alla famiglia Segnana e al Presidente Fugatti di aprire un confronto con le nostre organizzazioni ed essere così più forti nei negoziati con Roma al solo scopo di trovare una soluzione ad un problema che eravamo certi si sarebbe presentato. La giunta ci ha ignorati ed ha atteso fino troppo per attivarsi. Non basta mandare una lettera alla Ministra competente per risolvere un tema così complesso. I risultati si son visti: il nuovo assegno familiare statale rischia di essere più basso per le famiglie trentine”.
La preoccupazione dei sindacati è che il meccanismo venga confermato e reso strutturale anche nei decreti legislativi che dovranno definire, a partire dal 1° gennaio, il nuovo assegno unico universale statale. Se così fosse a pagarne le conseguenze sarebbero tutti i 32mila nuclei familiari che oggi in Trentino ricevono i sostegni per i figli da parte della Provincia. Per questo Cgil Cisl Uil chiedono con forza alla Giunta di agire subito per correggere il decreto almeno in fase di conversione in legge. Intanto però dal 1° luglio, quando inizierà la raccolta delle domande del nuovo assegno familiare statale, la situazione sarà questa.
“Siamo davvero senza parole - ammettono i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino - Questo è il modo in cui la giunta Fugatti tutela le famiglie trentine e sostiene la natalità. E’ evidente che in Piazza Dante sono più impegnati a discriminare tra famiglie italiane e straniere e a cercare ogni espediente per non riconoscere gli stessi diritti a tutti i bambini, come dimostra la vicenda dell’assegno di natalità provinciale, piuttosto che tutelare davvero tutte le famiglie che vivono in Trentino rafforzando le competenze dell’Autonomia e salvaguardando il bilancio provinciale che si alimenta delle sole tasse delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati che vivono e operano in provincia. Su questo fronte la Giunta si sta dimostrando incapace di aiutare concretamente i nuclei che vivono nel nostro territorio. Tutto ciò è inaccettabile soprattutto perché a pagarne le spese saranno ancora una volta i trentini”, concludono i tre segretari.

9 giugno 2021

 

 

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 Appello alla Giunta e al Consiglio provinciale per cancellare il vincolo dei 10 anni per l’assegno di natalità. “Non si discrimini sulla pelle dei più piccoli”

I bambini sono tutti uguali e a tutti vanno garantite le stesse opportunità. Parte da questo principio l’appello petizione promosso da Cgil Cisl Uil e Acli trentine già sottoscritto da numerosi rappresentanti della società civile trentina. La richiesta è chiara: modificare le regole dell’assegno di natalità provinciale che oggi escludono tutti i bambini e le bambine nati in Trentino da genitori che non sono residenti in Italia da almeno dieci anni. Una scelta, per i promotori, ”che discrimina i piccoli ancora nella culla”.

 

Anche perché mentre in Trentino si fanno differenze nel resto d’Italia si è corso ai ripari e il 30 marzo scorso il Parlamento italiano, con tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione, votando la legge delega sull’assegno universale per le famiglie ha condiviso la scelta di limitare il requisito della residenza in Italia a soli due anni per accedere alla misura. Anche Veneto e Friuli Venezia Giulia, regioni vicine alla maggioranza che governa Piazza Dante, non hanno imposto dei vincoli così discriminatori limitandosi al massimo alla richiesta dei due anni di residenza in regione. “Invece in Trentino, nella terra che si fregia di essere attenta alle famiglie e che ha fatto del marchio Family un suo punto di forza, si fanno differenze tra bambini appena nati – sottolineano i tre segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti con il vicepresidente delle Acli Walter Nicoletti -. Siamo sempre stati convinti che gli aiuti devono selezionare sulla base delle condizioni economiche delle famiglie, non della loro provenienza, soprattutto quando in ballo c’è il futuro dei più piccoli e con loro quello della nostra comunità”.

Alla base del loro appello c’è un intento propositivo. “Nessuna polemica, ma la volontà di ragionare insieme per continuare a far sì che il Trentino sia una terra di opportunità e accoglienza per tutti coloro che qui stanno costruendo le loro esistenze – proseguono -. Siamo consapevoli della fatica e delle difficoltà che il processo di integrazione richiede. Anche l’ultimo fatto di cronaca accaduto a Ranzo lo dimostra. Non è pensabile né accettabile, però, che la strada per rendere migliore e più forte la nostra comunità sia la discriminazione e l’esclusione. Noi crediamo esattamente il contrario e dopo questo appello siamo pronti ad impegnarci su altre questioni coerentemente alla visione di un Trentino aperto e inclusivo. E’ questa l’unica strada per rafforzare la coesione sociale della nostra comunità”.


Dunque la richiesta alla Giunta e al Consiglio provinciale “perché rimuovano questa ingiustizia e modifichino la norma trentina adeguandola ai criteri previsti a livello nazionale per l’assegno unico e universale. Discriminare è sempre sbagliato, farlo sulla pelle dei bambini è inaccettabile”.


L’appello-petizione (in allegato) si può sottoscrivere su change.org a questo link petizione